Capitolo 5 – Mont’Or, il primo risveglio

La casa era piccola. Ma accogliente.

Non era sua, ma si trovava appena sotto casa sua, se così si poteva dire, in quel borgo fatto come un cono rovesciato.

Le case si arrampicavano una sull’altra, unite da scalini, vasi, tende e voci che viaggiavano nell’aria.

Finnis si alzò piano, in silenzio.

Aveva dormito in una stanza semplice, con un letto, una coperta a quadri e un piccolo specchio appeso al muro.

Si avvicinò e si osservò.

Il volto era lo stesso.

Ma lui… non si riconosceva.

Non c’era il Precettore.

Non c’erano le mappe reali stese sui tavoli della corte.

Non c’erano i figli dei sovrani ad ascoltare le sue lezioni.

C’era solo un giovane con pochi oggetti in una sacca di panno.

E una mappa arrotolata che, anche se muta, tremava leggera.

Dopo qualche ora, uscì.

Le vie erano strette, in salita, profumate di pane e legna.

Fu lì che vide una bambina vivace, con i capelli arruffati, che saltellava tra i gradini.

Si chiamava Dalila, e parlava con tutti.

Sapeva ogni cosa del paese.

I suoi nonni, Paola e Moreno, la cercavano in continuazione.

Dalila lo guardò, incuriosita.

— Tu sei quello nuovo che dorme da Giovanna, vero?

— Questo è Mont’Or. Ma sei venuto a piedi? In bici no di certo…

Finnis sorrise, per la prima volta.

Aveva scoperto dove si trovava.

Mont’Or.

Il nome vibrò nella sua mente.

E anche nella mappa.

Un piccolo battito. Un respiro. Un risveglio.

Non c’era magia apparente.

Nessun incantesimo.

Ma qualcosa… stava tornando.