
Cap. 6 – L’apprendistato terrestre
Passarono gli anni.
Finnis, che un tempo era il Precettore di Corte, viveva ora tra le strade e i silenzi di Mont’Or, come uno qualunque.
Ma non lo era.
Aveva imparato a vivere come i locali:
andava a scuola, leggeva nei pomeriggi d’inverno.
Ma soprattutto: osservava.
Ogni simbolo inciso su un muro,
ogni parola latina scolpita su una pietra,
ogni nome di via o frazione lo faceva vibrare.
Nessuno ricordava più Narnia.
Né nei libri, né nei racconti, né nelle chiese.
Era stata rimossa, cancellata.
Sembrava quasi che quel nome desse fastidio, come se fosse proibito.
Ma un giorno, tra vecchi documenti e racconti locali, Finnis scoprì qualcosa.
I Romani, nel 299 a.C., battezzarono quella città con il nome: Narnia.
Un lampo lo attraversò.
Tutto si fermò.
La mappa nella sacca s’illuminò per un istante.
Aveva forse scoperto l’origine del nome?
Da quel momento, Finnis cominciò a raccogliere tutto.
Scriveva appunti, disegnava, confrontava.
Era diventato un apprendista della Terra.
Ogni oggetto, ogni luogo, ogni persona poteva essere una chiave.
Un giorno scrisse sul retro della sua mappa:
“Ciò che è stato perduto non è scomparso.
È nascosto… nel cuore delle cose semplici.”
E da quel giorno, non smise più di cercare.
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📍 Curiosità reale
Lo sai che… il nome “Narnia” esiste davvero?
Era il nome che gli antichi Romani diedero alla città di Narni, in Umbria, nel 299 a.C.
Compare in documenti ufficiali come Narnia Nahars e fu ispirazione per C.S. Lewis, che trovò quel nome in un antico atlante.
Oggi, Narni custodisce ancora archi, pietre, iscrizioni latine…
E forse, anche qualche frammento di favola.
Vedi l'Intervista di Giuseppe Fortunati il massimo esperto dell'argomento in Italia: